Il ruolo della musica nel cinema / Sada Says 27 01 25


Il ruolo della musica nel cinema /  Riccardo Sada Sada Says  27 01 25

La musica di sottofondo non nasce con l’intento di dare luogo ad un mercato discografico, ma con il tempo alcuni collezionisti se ne sono interessati. Oggi si è sviluppato un vero meccanismo di produzione e di vendita di album delle colonne sonore dei film, anche se sinfoniche e strumentali; la loro diffusione viene resa possibile anche grazie alla televisione, dove vengono adoperati determinati brani come accompagnamento di svariati programmi e pubblicità. Un’altra tendenza che ha caratterizzato l’ambiente statunitense riguarda i rapporti che l’industria cinematografica ha stretto con quella musicale, a favore di una visibilità che giovasse ambedue le parti.

Soprattutto dagli anni ’50 e ’60, sotto pressione da parte dei produttori, sono stati inseriti nei film molti temi musicali riconoscibili in modo tale che il disco degli adattamenti cantati diventi popolare. Le orchestrazioni sono diventate più leggere e lo stile delle partiture più orientato verso la modernità, in questo caso si tratta della cosiddetta musica di background, che è appunto la partitura strumentale della colonna sonora, quella le cui musiche non sono create per essere ascoltate di per sé da un pubblico. Il Dolby ha portato ad un cambiamento degli equilibri dei suoni e quindi ad una diversa percezione dello spazio. Un discorso parallelo si potrebbe fare per i videogiochi, i quali assumono sempre di più le caratteristiche narrative ed espressive simili a quelle filmiche, comportando anche un impiego di musiche strumentali e di sottofondo tipicamente cinematografiche.

Con “musica strumentale creata appositamente per il film” si indicano quelle tracce strumentali composte in base all’andamento delle scene e dell’azione, con lo scopo di definire le ambientazioni (specificando un’epoca o un luogo ben precisi), di delineare un’atmosfera, di aiutare a capire lo stato d’animo di un personaggio, trasmettendo allo spettatore le stesse emozioni; in questo modo “favorisce la nostra immedesimazione nello spettacolo, distraendoci dal suo substrato tecnologico”.

Dopo che la musica è stata composta e l’orchestrazione è pronta, bisogna rendere concreto il lavoro fatto, entrando nella fase della registrazione di quella componente della colonna sonora chiamata “colonna musica”. L’ambiente nel quale si lavora è fondamentale e deve basarsi sull’unione tra abilità tecnologiche e professionali di alta qualità. Nella sala di registrazione, l’incisione avviene in un luogo dotato di rivestimento acustico dove vi sono l’orchestra, i microfoni e il direttore d’orchestra (che a volte coincide con il compositore).

La musica cinematografica basa su un innovativo equilibrio tra strumentazione tecnologica e arrangiamento orchestrale tradizionale. Non bisogna dimenticare che la sua iniziale formazione musicale avviene tra lezioni di pianoforte e concerti di musica classica. Risentono di questo clima alcune delle sue composizioni, costruite con melodie eseguite da strumenti orchestrali, come gli archi, i fiati e le percussioni; ma egli non si ferma qui perché diventa fondamentale per lui poter usufruire di innovative tecnologie come il sintetizzatore, le tastiere elettroniche e altre attrezzature informatiche che gli permettono di produrre digitalmente una partitura travolgente, dando vita a un riconoscibile stile musicale che sarà un modello per la generazione successiva dei compositori di colonne sonore.

Il lavoro inizia nel momento in cui un regista si rivolge a lui per creare la musica per il proprio film: ad ogni scena montata che riceve, comincia subito a elaborare l’accompagnamento con l’aiuto del suo fedele computer. Il rapporto che si crea tra compositore e regista è molto importante: il secondo deve dare indicazioni su come immagina il film, ma il primo deve essere in grado di creare qualcosa di inaspettato che possa stupire. L’industria cinematografica ha spesso creato un legame di influenza reciproca tra produttore musicale e regista, proprio perché il modo di lavorare si imposta molto sulla collaborazione: cerca di evitare la situazione di un confronto a quattr’occhi, in cui il suo lavoro viene giudicato semplicemente in maniera negativa o positiva; egli afferma in molte interviste che il miglior sistema per realizzare un film si deve basare

Una volta che la musica si crea nella sua testa, inizia la fase più complicata: trasferirla dalla sua mente a quella del direttore d’orchestra e dei musicisti che la devono suonare. Mentre la tecnologia semplifica questo procedimento, spiegare a parole la musica causa alcuni problemi, dato che è difficile far combaciare questo linguaggio autonomo molto diverso da quello verbale. Una volta che questo ostacolo viene superato, l’orchestra ha il compito di registrare le melodie che sono state preparate appositamente. Si crea un ambiente simile ad un laboratorio in cui tutti sono liberi di pensare e di esporre le proprie idee, perché ognuno ha il proprio modo di affrontare le cose.

In un’intervista ha esposto il problema che oggi molti talenti vengono sprecati per mancanza di denaro, così il suo scopo diventa anche quello di fornire a questi talenti le attrezzature utili per poter sviluppare le proprie idee. La maestria sta proprio nel fatto di riuscire a non specializzarsi in un solo genere ma a spaziare in più ambiti cinematografici, riuscendo ogni volta a realizzare musiche che creino l’atmosfera del film. Per questo motivo, sarebbe interessante eseguire un’analisi di alcuni suoi film che possano seguire il suo percorso non solo cronologico, mostrando quindi in che modo si è evoluto professionalmente, ma anche di genere filmico, affinché si possa notare come gestisce diverse situazioni cinematografiche e collaborative.

Le musiche, generalmente, si collegano con le immagini in modo tale che le prime possano quasi far prefigurare le seconde nella mente dello spettatore. Per le musiche, ci si serve molto dell’elettronica e del sintetizzatore e, conscio dell’importanza dell’orchestra, ha fatto in modo che i musicisti creassero delle melodie che ricordassero suoni elettronici. La funzione della musica è principalmente emotiva: crea nel pubblico una forte tensione mentre esso segue l’andamento del racconto. In generale, la musica diventa più frenetica nel momento in cui anche l’azione diventa più concitata. La musica crea la condizione di simultaneità che caratterizza lo svolgimento delle azioni all’interno di ogni livello; permettendo che non si crei distacco temporale, lo spettatore riesce a seguire lo sviluppo narrativo.

Grazie agli studi sulla musica per film eseguiti negli anni da vari studiosi e critici, è stato possibile determinare l’importanza che questa componente cinematografica ha assunto nel tempo. Ciò che infatti è risultato dalla tesi è che il suo sviluppo cronologico si è unito ad analisi che riguardavano aspetti più propriamente estetici e semantici. Da semplice sottofondo per nascondere i fastidiosi rumori che i macchinari producevano durante il periodo del cinema muto, si è passati ad una rivalutazione della musica per film, diventata componente fondamentale perché il cinema raggiungesse uno stato di maggiore completezza.

Questa nuova prospettiva ha portato a diverse conseguenze: prima di tutto ad uno studio più approfondito sulle componenti e sugli aspetti che caratterizzano la musica per film; inoltre, si è evidenziato che, una volta stabilita la sua rilevanza all’interno della costruzione filmica, essa instaurava un evidente rapporto con le immagini, assumendo su di sé varie funzioni a seconda degli obiettivi prefissati: l’accompagnamento musicale diventa così sostituto della narrazione, oppure supporto per creare maggior impatto emotivo e così via.

Ovviamente a questo punto ci si è arrivati dopo alcuni anni di continui dibattiti sull’ effettivo ruolo che la musica ricopre all’interno dell’ambiente cinematografico: essa ha subito una diffidenza iniziale nata da un diffuso concetto secondo cui l’essenza del cinema erano le immagini e non la musica. Con il tempo però ci si accorse che l’evoluzione tecnologica portava verso una nuova strada che inizialmente pochi percepivano come innovativa e vantaggiosa; in poco tempo, consci del fatto che ormai il pubblico ricercava una nuova forma di spettacolo, anche coloro che erano sospettosi si ritrovano ad accettare questa nuova realtà.

(Riccardo Sada)