Se ne è andato Sergio Ricciardone… Guarda caso oggi (scrivo l’11 marzo ’25), mentre propongo un reel che ha come soundtrack il pezzo più triste dei Daft Punk, “Veridis Quo”… La musica non è quasi mai un caso. Anzi mai. E che c’entrano i content creator / influencer ? Se leggi fino in fondo lo capisci.
Se è andato Sergio Ricciardone, ad appena 53 anni, il creatore, con diversi colleghi torinesi (ma soprattutto lui) di @clubtoclub, il più internazionale dei festival di musica elettronica italiani.
Senza l’idea precisa che Sergio ha avuto negli anni di cosa deve essere (e di cosa non deve essere) un festival di musica elettronica (lui diceva Avant Pop), saremmo stati tutti un po’ più poveri, musicalmente e non. Perchè Ricciardone ha regalato hype e sponsor alla musica, non solo qualità elettronica. Grazie Sergio. Grazie davvero, per la tua capacità di sperimentare e creare comunque grandi eventi. Fare solo un po’ di quel che hai fatto sarà dura ma ci dobbiamo provare.
Dopo aver salutato Sergio, questo grande professionista dell’arte, passiamo all’arte e agli appelli. Roba meno importante.
«L’arte è un appello al quale troppi rispondono senza essere stati chiamati», scrisse il geniale Leo Longanesi.
Questa frase geniale la possamo ovviamente contestualizzare, abbassando il livello del discorso fino al quasi niente, fino alle console.
«’Esprimersi’ facendo il DJ, al centro della scena, è un appello al quale troppi rispondono senza essere stati chiamati», soprattutto oggi.
Perché il DJ, è un lavoro che a volte è sublime, raramente, mentre è quasi sempre è un mestiere artigianale molto semplice dal punto di vista tecnico. Fare il falegname o l’idraulico è molto più difficile che fare “solo” il DJ…
ma ovviamente un ottimo DJ è uno che passa la vita ad ascoltare e creare musica, è allora sì che forse diventa un grande artista. Non solo un artista qualsiasi, uno che funziona e vende bene la propria figura.
Oppure non riesce a venderla e quindi spesso passa la giornata, da solo, sui social e parlar male delle (piccole) star musicali del momento, invece di fare musica per sé. Questo può esempre fare un artista quando non ha un pubblico: arte per sé.
Credo sia meglio che cazzeggiare urlando contro: premixati, Victoria de Angelis, autotune, mio nonno in cariola.
Ci vuole molto poco, tecnicamente parlando, soprattutto oggi, a mixare due dischi o a produrre un disco di qualità decente. Per questo ci sono un sacco di DJ che fanno poco e niente… se non rispondere all’appello del proprio ego.
I Daft Punk, che vedete ed ascoltate qui nel loro brano forse più poetico e malinconico (“Veridis Quo”) ovviamente hanno fatto arte per l’arte, non per denaro e non per stare ‘al centro della scena’.
Si sono infatti sciolti senza monetizzare con infiniti concerti il loro essere stati i musicisti più importanti al mondo per un decennio circa.
Lorenzo Tiezzi x AllaD!sco #daftpunk#ltcpills#alladisco
PS la settimana prossima parliamo di Influencer / Content Creator attivi sui social. Ho dato solo una scorsa a questo articolo su PrimaOnline. Senz’altro colpisce sono i guadagni di questa nuova professione. Ovvero, i 37.700 content creator hanno un ottimo reddito…
“I creator digitali italiani, ora riconosciuti ufficialmente anche con un codice Ateco, registrano un reddito medio annuo (LORDO, ovviamente) di circa 84.028 euro, una cifra che supera di quasi tre volte lo stipendio medio di un lavoratore italiano”. Mica male,