Eccoci con M!X 10 10 25 Taylor Trump Gaza Edition. Buona lettura, si vola altissimi.
Ieri sera ho casualmente finito di vedere una serie su Netflix (prodotta da Paramount 3 anni fa) ben fatta, Lioness. Zoe Saldana è una mamma che combatte, Nicole Kidman è giustamente quello che sembra, ovvero un pezzo di ghiaccio che fa combattere gli altri e la protagonista è una ragazza che sarebbe perfetta per fare atletica, che so i 400. E invece finisce a fare il soldato (anzi, la soldata, sennò non è politically correct), nei servizi speciali.
Diventa una macchina da guerra al servizio degli USA, che, finalmente, in questa serie vengono raccontati per quello che sono, un coacervo di potentati ed agenzie di sicuerezza e di potere diverse, in cui tutti litigano con tutti… per il “bene”. Siamo i buoni noi, no?
Taylor Trump Gaza Edition
Stiamo facendo bene, noi dell’Occidente, accodati agli USA, in Medio Oriente, a Gaza, ora che scocca la pace, una pace che sembra proprio quello che è. E’ la distruzione totale di una zona che già faceva schifo ed era puro Apartheid (Gaza), un ‘armistizio’ senza condizioni di Hamas ad Israele, perché i morti probabilmente nella Striscia sono 200.000, mica di meno.
Una volta che Hamas darà ad Israele, che non ha compiuto forse un genocidio (ci attacchiamo alle parole pure di dividerci, noi splendidi occidentali) ma una punizione criminale dopo aver subito uno schifoso attacco terrostico, un attacco intollerabile…
Dicevo, una volta che Hamas e la Palestina avranno ridato ad Israele tutti gli ostaggi, ci sarà la pace? Sarebbe bello pensarlo e molti lo credono. Io no. Io non sono totalmente stupido. Quasi tutti mi sembra lo siano.
Taylor Trump Gaza Edition
Ci sarà, forse, forse, solo una tregua. Non ci sarà nessuna pace, perché non c’è manco lo straccio di un progetto di pace futura, con due stati, o uno stato plurinazionale. Non c’è niente. C’è Trump che vuol vincere il Nobel della Pace, c’è Netanyahu che a Gaza sono morti quasi tutti, per cui la guerra prima o poi doveva finire.
Ci sono i palestinesi di Gaza che stanno crepando e c’è Hamas che come Netanyahu finalmente non ha futuro se continua ad essere prima di tutto una organizzazione terroristica. Il futuro fa schifo in Medio Oriente. Capirlo forse potrebbe servirci per cambiarlo e siccome siamo contenti non cambierà nulla. Fino al prossimo attentato terroristico.
Bene, dopo essere arrivati fin qui ed esservi sorbiti le mie idee su Trump, Gaza, Palestina e Netanyahu, eccovi il mio senz’altro imperdibile parere sul nuovo album di Taylor Swift. A mio parere, rappresenta bene il periodo pieno di guerre e schifezze che stiamo vivendo… Infatti tutto questo nel disco non c’è.
Leggi di più su Taylor Swift dal punto di vista comunicatvo, qui.
Non è dimenticato, è rimosso.
E’ un disco malinconico, vuoto, in cui ritmo, armonia e melodia, dinamiche (il piano e forte) non esistono. E’ tutto testo, malinconico e ben fatto ed è tutto soffice, con una cura del suono (che in analisi musicale si chiama timbro) spasmodica. Tutto che si ripete in modo banale e sempre uguale, come un blues o un rock and roll dei Blues Brothers, tipo “Sweet Home Chicago” nella classica forma di 12 battute, senza variazioni… perché i Blues Brothers, pur simpaticissimi e bravissimi, pur geniali come Taylor Swift, facevano revival. Il Blues è quello di John Lee Hooker, che infatti spesso cantò blues che restano sempre sullo stesso “accordo”…se un pezzo resta sempre sullo stesso ‘accordo’ non è che non ha armonia, fa altro, fa qualcosa di diverso della solita musica pop / classica occidentale… Lee Hooker è blues. Taylor Swift fa anti musica. Forse…
E’ un brutto disco? No. E’ un non disco.
E’ un pop così evanescente da essere quasi “non musica”, perché leggerissimo, grazie al lavoro del genietto dance Max Martin. E’ un disco che insegue l’assoluta evanscenza dei BTS, che torneranno tra poco e distruggeranno, anzi passeranno al setaccio fittissimo con il Bimbi quel che resta della pop music… Forse non è più pop. Dobbiamo trovare un’altra parola.
Ci sono tante ‘citazioni’. Ad esempio il primo singolo The Fate of Ophelia, è, ovviamente una riscrittura a cinque stelle, ben fatta, ben pop e zero sostanza di Paparazzi di Lady Gaga. Un scopiazzatura fatta alla grande? Certo che sì. I grandi copiano sempre. Solo che Paparazzi mica è Imagine di John Lennon.
E’ un disco manieristico, un disco di fine era, un disco che ingiustamente la stampa italiana manco sta considerando, mentre ci racconta che i Coma_Cose, quelli della inascoltabile “Cuoricini” si sono lasciati. E’ un disco bellissimo da ascoltare, dolcissimo, troppo… da ascoltare almeno 3 volte. Io l’ho fatto. Alla terza l’ho trovato quasi fastidioso, tranne Eldest Daughter, che è una grande pop song malinconica.
Vi lascio con i principali parametri con cui si analizza la musica. Taylor Swift annulla tutto, tutto. Tranne il timbro. Ci si legge, se volete, next week. Su M!X, lo spazietto dove Tiezzi vola alto, altissimo, così alto che gli mancano respiro e parole.
Il mio spazio di riflessione settimanale. E tutto il mondo è invitato. E’ gratis, pensa te. Scrivere, leggere e pensare sono gratis. Come correre e suonare.
(Lorenzo Tiezzi x M!X x AD!)
1. Melodia
È la linea principale del brano, la successione di suoni percepita come un’unità coerente. Nella musica classica, la melodia spesso riflette il carattere e l’emozione del pezzo, può essere semplice o elaborata, simmetrica o libera. Analizzarla significa studiare intervalli, direzione, frasi e ripetizioni.
2. Armonia
Riguarda l’insieme dei suoni simultanei e il modo in cui si combinano. L’analisi armonica considera accordi, progressioni, modulazioni e tensioni tonali. Nella musica classica l’armonia è centrale, spesso costruita su relazioni funzionali (tonica, dominante, sottodominante) e su schemi riconoscibili come la cadenza perfetta.
3. Ritmo
È l’organizzazione delle durate dei suoni nel tempo. Include la scansione dei valori (note, pause), gli accenti e le figure ritmiche ricorrenti. Il ritmo può generare movimento, contrasto e tensione, e nella musica classica accompagna o sostiene la melodia con grande varietà espressiva.
4. Metro
Definisce la struttura regolare degli accenti nel tempo, cioè il modo in cui le battute sono organizzate. Può essere binario, ternario o composto, e stabilisce la pulsazione di base del brano. Nella musica classica il metro è spesso costante, ma può cambiare nei passaggi più espressivi o sperimentali.
5. Timbro
È il colore del suono, determinato dallo strumento o dalla voce che lo produce. Analizzare il timbro significa osservare come i compositori combinano strumenti diversi per creare atmosfere, contrasti o armonie di colore. L’orchestrazione classica si fonda proprio su un uso raffinato del timbro.
6. Dinamica
Indica le variazioni di intensità (forte, piano, crescendo, diminuendo). Le dinamiche contribuiscono all’espressività del brano, alla costruzione delle tensioni e ai contrasti. Nell’analisi si osserva come queste variazioni influenzano l’interpretazione e la percezione emotiva.
7. Forma
È l’architettura del brano, la disposizione delle sezioni e dei temi. Può essere semplice (ABA) o complessa (sonata, fuga, rondò). L’analisi formale permette di capire la logica interna della composizione e il modo in cui i materiali musicali vengono sviluppati o trasformati.
8. Tessitura
Descrive la densità e la disposizione delle voci o degli strumenti: può essere monofonica, omofonica, polifonica. Nella musica classica, la tessitura cambia per creare equilibrio e varietà, come nelle fughe di Bach o nei quartetti di Beethoven.