La musica fa Scena Unita, discoteche e dj no. Così notte e intrattenimento restano simbolo del male

Premessa: editorialone bello nervoso, se sei già nervoso magari prendi un Tavor prima di leggere.

Che ci fanno insieme Tommaso Paradiso, Fedez, Manuel Agnelli, Pinguini Tattici Nucleari, la (splendida) Myss Keta, Maria De Filippi (!), Gianna Nannini, Gianni Morandi, Baglioni, Lauro (etc), Carlo Verdone… Riassumendo diciamo che mancano solo Ligabue & Vasco, come era prevedibile, perché loro due da sempre le cose con gli altri mica le fanno, ma poi ci sono tutti.

Che ci fanno insieme tutte queste star? Fanno Scena Unita.

Si sono messe insieme con tanti altri brand e operatori del settore musica e spettacolo per raccogliere soldi non i lavoratori di musica e spettacolo. A gestire i fondi c’è il CESVI, ovvero una roba seria e un comitato si saggi di cui fanno parte tanti professori, La Musica che Gira (…) e pure Music Hub by Dino Lupelli, che già in passato ha fatto una bella operazione analoga con Spotify a favore dei musicisti e pure dei dj.

Bello, vero, quando molti artisti di una scena musicale si uniscono per aiutare non se stessi ma chi lavora sui palchi, a montarli e smontarli? Lavorate in discoteca o in un ristorante con musica, in un dj bar notturno e vi sentite già un po’ meno soli? Sbagliate.

Siete nella m. (non melma, m.e… etc) come un attimo fa. Anzi peggio. Perché per voi, i vostri dj, i vostri gestori di locali, le vostre “star” non si sono mica unite. Le star della notte sono unite nel parlar male le une delle altre. Solo in quello.

I locali fanno, anche da chiusi, più che altro la mitttica (tante T) strategia: mors tua, vita mea.

Lo sport nazionale dell’addetto ai lavori dell’intrattenimento? Parlar male del SILB, che sicuramente non è perfetto, ma prova a rappresentare tutto il settore. C’è anche Asso Intrattenimento, sia chiaro, a far sentire la voce dei gestori… Per i dj ci sono diverse associazioni, purtroppo ancora poco rappresentative, ma già abbastanza odiate. Lamentandosi passa anche la giornata. Si sa.

Cosa dobbiamo aspettare perché le star tra i dj italiani si mettano insieme per raccogliere insieme soldi per chi in qualche modo li ha resi ricchi, ovvero chi raccoglie bicchieri o fa i dj resident, il barman etc? E’ ovvio, un Miracolo. Ma di quelli grossi tipo Mar Rosso che si apre. Un miracolo tipo Lazzaro resuscitato non basta, perché l’unità del settore non è che è morta. Non c’è mai stata.

Presto, chi vorrà, potrà comprarsi anche su Amazon e altrove il mio eBook benefico “Faccio After“, un progetto con cui ho aiutato già diversi dj in difficoltà. Ma nell’unire il settore e soprattutto i dj, ho fallito. Alla grande. Non ho più manco voglia di provarci, scrivo semplicemente ciò che penso e faccio il pochissimo che posso.

E quindi, se chi lavora nella musica almeno può sentirsi un po’ rappresentato da Bauli in Piazza o da Scena Unita, per chi lavora nell’intrattenimento ad un livello medio o basso non ci sarà Natale, sarà l’inverno più difficile di sempre. La speranza, vaga, è quella di poter ricominciare a lavorare nella primavera 2021, ma è solo una speranza.

La certezza è che il settore è diviso, lacerato. Esiste ancora, il settore? Viene da chiederselo.

Già prima del Covid-19 la situazione era difficile.

Clubbing e dei locali (discoteche, disco bar, ristoranti con musica, etc) non fanno spettacolo, fanno “pubblico spettacolo. La definizione è questa. Le discoteche non prendono un euro dal FUS (fondo unico spettacolo), mentre il cinema, che come si sa è sempre “de sinistra”, prende un sacco di soldi, come il teatro.

I titolari delle discoteche dovrebbero ricevere un aiuto specifico, ma chi lavora con partita IVA come grafico, PR, ufficio stampa (è quel che faccio io), dj o altro? Chi fa le pulizie con il lavoro a chiamata o altre forme?

Il Teatro, la Musica e l’Arte (maiuscolo) sono sempre finanziate dallo splendido stato italia (minuscola). Chi lavora con l’intrattenimento è considerato dalla società come facesse lo spacciatore o la prostituta. E’ una frase forte? Veramente non ho manco scritto trans e puttane.

Sia chiaro, per chi scrive sono mestieri anche quelli, anzi va sottolineato che per fortuna fare la prostituta o il prostituto è un’attività al 100% legale, in Italia, così come ubriacarsi e drogarsi. Sono solo lo sfruttamento della prostituzione e lo spaccio ad essere proibiti. Chi come chi scrive è antiproibizionista non è del tutto d’accordo, ma siamo minoranza sparuta. Sulla libertà di prostituirsi e godere di eccessi di ogni tipo invece nessun problema: si può… e qualche volta, non sempre, lo si fa di notte.

La notte, solo la notte, però per quasi tutti è il momento dell’eccesso. La notte fa paura o fa schifo? C’è una certa differenza tra fare il barman, la ragazza che accompagna ai tavoli o il posteggiatore di notte in un locale e fare altro, di notte? Per molti italiani no. E per questo la musica fa Scena Unita, mentre l’intrattenimento viene quotidianamente preso a mazzate.

Ricordo un concerto del mitico Vasco Rossi, a Padova, allo stadio. Ero al lato del palco, in alto e ho visto un via vai di ambulanze continuo, di persone drogate o ubriache. Se fosse successo un decimo di tutto ciò ad un discoteca, in qualche modo il locale sarebbe stato chiuso subito (parlo di 30.000 persone circa allo stadio e 3.000 – 4.000 in una grande discoteca).

Le discoteche pagano fior di tasse, molte di più rispetto a chi organizza concerti (divertitevi, se volete, scoprendo la splendida Imposta sugli intrattenimenti), visto che non fanno “cultura” (manco pop) e si sa che sono il regno del nero e solo del nero. Non ci sono dati, il nero è dappertutto in Italia e la sanità in certe regioni è in mano alle mafie? La Calabria non ha un piano Anti Covid? Si certo. Ma le discoteche

Cade il Ponte di Genova e vanno agli arresti domiciliari sono alcuni dirigenti dei concessionari autostradali, mentre funzionari pubblici e ministri, del presente e del passato, altrettanto responsabili, dopo non aver controllato niente di niente, parlano e sparlano? Si però… Intanto chiudiamo le discoteche, per sempre.

Sto estremizzando e tirando dentro cose che non c’entrano niente con lo stop dovuto al Covid-19? Forse solo un po’.

Divertitevi, se volete, a scoprire le capienze delle discoteche italiane, infinitamente ridotte rispetto a quelle del resto dei paesi civili… così chi le gestisce deve spesso stare “fuori capienza”, ed è ricattabile con l’Articolo 101 del TULPS, eredità fascista, che dà facoltà al prefetto di chiudere ogni locale in modo “preventivo”, ovvero spesso prima che il locale sia davvero un luogo pericoloso.

La tragedia della Lanterna Azzurra di Corinaldo, i morti all’uscita per la troppa gente e soprattuto per i criminali maledetti che hanno spruzzato lo spray al peperoncino (sono in galera, ci restino), ormai Sfera Ebbasta, anche grazie ad X-Factor, l’ha metabolizzata, perché la trap è musica, non intrattenimento. La discoteca invece resta simbolo del male.

Ora poi che hanno diffuso la seconda ondata del Covid-19, loro e non tutto il resto della società, incontrandosi ovunque (…) che cappero vogliono, questi delle discoteche? Vorrebbero magari aiuti? L’ha detto pure Report, che Briatore & soci sono da biasimare e con i politici sardi, e se lo dice Report, che è “de sinistra”, si muove pure la magistratura, in forma preliminare, poi vedremo.

Siamo messi male. Ne usciremo, forse, solo capendo davvero quanto male siamo messi.

Lorenzo Tiezzi x AllaDiscoteca

(Photo by Inga Seliverstova from Pexels)

1 thought on “La musica fa Scena Unita, discoteche e dj no. Così notte e intrattenimento restano simbolo del male

Comments are closed.