M!X, come sapete, prova a far ragionare, ad esempio su questa ‘famosa crisi del divertimento’, che ovviamente mica c’è. Cioè, c’è. Ma c’è la crisi nella testa di tanti addetti ai lavori. Ed ex addetti ai lavori.
Perché come sta andando per disco, festival elettronici e divertimento questa estate italiana 2025 senza tormentoni (per fortuna) ma con tanti concerti e, diciamolo piano (ma diciamolo) pure tanti party? Sta andando bene. Proprio bene…
Infatti, la famosa crisi del divertimento non c’è. Esiste solo nella testa di ex addetti ai lavori, passatisti e lamentatori seriali.
Altro che famosa crisi del divertimento…
TUTTO CAMBIA. Certo. E io, certo, a 53 anni, con la mia agenzia di PR / ufficio stampa non fatturo come vent’anni fa. Ma questo non vuol dire che il divertimento sia in crisi…
Lamentarsi è un’attività connaturata all’uomo. Lamentarsi ci piace perché rilassa e fa sprecare poche energie. Innamorarsi o essere felici è molto più complicato, soprattutto da adulti. Da adulti, invece, lamentarsi del presente e dei giovani che “non sono più quelli di una volta” l’uomo occidentale la fa dai tempi di un certo Platone. «Quando ero giovane, ci hanno insegnato ad essere discreti e rispettosi degli anziani, ma i giovani di oggi sono estremamente irrispettosi e impazienti di ogni freno», scrisse nella sua Repubblica, qualche millennio prima che diventasse il giornale fondato da Scalfari… e quindi via: lamentiamoci dei giovani d’oggi e del clubbing che non c’è più e che non tornerà.
Perché io che ho vissuto gli anni ’80 so che a metà anni ’80 le discoteche stavano diventando quelle dei mitici ’90, non c’entravano già più niente con le corazzate da soldi (piene quasi sempre di musica pop dance come quella del Deejay Time, mica di roba di ricerca, ricordiamolo)… e oggi le disco, che sono di meno (perché si balla dappertutto, anche elettronica al Teatro Antico di Taormina, grazie ad Unlocked, con Gioli & Assia, ma non lo scrive nessuno e non se lo ricorda nessuno)…
C’è un problema, nella società occidentale di oggi, sopratutto in Italia, ma non è certo la ‘crisi delle disco’, che non c’è… è un’altra cosa. Ma ve lo scrivo dopo altre riflessioni sul divertimento.
TUTTO cambia. Per questo Leonardo Maria del Vecchio si è comprato da Briatore Twiga e ci ha messo dentro Marco Carola e non più le solite cene da tovaglioli in testa… E Praja Gallipoli propone anche Deborah de Luca, mica solo Gabry Ponte o Guè… ed il binomio Papeete / Villapapeete a Milano Marittima fa scatenare, così come il (bel) dualismo Cocoricò / Space a Riccione, con Villa delle Rose che spinge forte. Tutto cambia, dicevamo. Ma non c’è crisi. C’è cambiamento.
Tutto cambia e a molti piaceva di più il mondo di prima, quando non c’erano così tanti festival (e oggi invece ce ne sono centinaia, molti di successo), quando si andava nello stesso club ad ascoltare gli stessi DJ. Oggi però i ragazzi vogliono altro. E hanno ragione, accidenti. E’ il loro mondo. Non quello di noi criticatori del piffero. Così intelligenti, spesso, noi ‘analisti del divertimento’, dal voler ignorare i numeri, che dicono tutti la stessa cosa: non è facile avere successo nel divertimento oggi, certo, ma il settore va bene. Molti vanno male, ma moltissimi vanno bene. Altrimenti come si spiegano tenuta e crescita.
C’è poi un bel dettaglio, che ovviamente molti ignorano e moltissimi hanno paura di scrivere: i numeri del divertimento crescono anche perché grazie ai pagamenti con carta e bancomat ed al cambiamento degli abitudini, il divertimento non più luogo in cui si fa molto black… La malavita sono decenni che non usa più le disco per riciclare i soldini (fa costruire gli ospedali e i grattacieli a Milano? Potrebbe essere, che dite, viste poi le inchieste milanesi di questa calda estate…) e oggi i gestori non possono che fare business in modo più legale. Non c’è alternativa.
E poi ci sono i finanziamenti, che spesso vanno ai festival. In Italia ci sono non decine ma centinaia di festival elettronici di successo, spesso finanziati da PNNR, regioni e comuni, cosa che a me perrsonalmente mica piace… ma visto che lo stato (minuscola) interviene, almeno questa volta interviste a favore degli under 30 e del loro divertimento. Sono pochi, gli under 30. Se li facciamo divertire con proposte finanziate, non mi sembra male.
Ma veniamo al punto, alla crisi che non c’è… Lo diciamo solo noi di AD!, che siamo matti che questa ‘famosa crisi del divertimento’ mica c’è?
No. Lo dice prima di tutto SILB, il principale sindacato dei gestori delle disco. SILB «stima un incremento del 3-4% del fatturato complessivo rispetto allo scorso anno (2025 sul 2024). Una crescita significativa, che si registra in particolare nel Sud Italia e nelle isole, trainate dal turismo e dall’alta qualità dell’offerta, e che consolida un trend positivo».
E ancora: SILB-FIPE – Confcommercio, che stima un incremento del 3-4% del fatturato complessivo rispetto allo scorso anno. Una crescita significativa, che si registra in particolare nel Sud Italia e nelle isole, trainate dal turismo e dall’alta qualità dell’offerta, e che consolida un trend positivo.
E ancora: «nel 2024 il settore delle discoteche ha generato quasi 500 milioni di euro, con oltre 34 milioni di presenze e un trend in costante crescita e più di 200.000 spettacoli».
E ora passiamo a SIAE, che ha appena presentato il suo rapporto 2024. Che dice SIAE per il mondo di divertimento, festival elettronici e dintorni? «Il mondo delle discoteche e delle sale da ballo italiane mostra nel 2024 segnali di stabilità e lievi crescite rispetto all’anno precedente. Con 200.846 spettacoli (+1,8%), 34 milioni di partecipanti (+0,5%) e una spesa complessiva di oltre 496 milioni di euro (+1,3%)».
Ovvero, anche in questo caso, si cresce. Poco, certo. Ma si cresce. Quel che cresce davvero è il numero di organizzatori, rovesciando le amenità che tanti ex addetti ai lavori (soprattutto ex, certo), raccontano. Perché non è mica vero che le discoteche chiudono soltanto. Nascono anche tanti nuovi spazi ed eventi.
Ecco che dice SIAE: «Aumentano anche gli organizzatori attivi (20.148, +7,4%), che si distribuiscono su 22.090 locali. Come da tradizione, l’estate resta il cuore pulsante della nightlife italiana: nei mesi di giugno-agosto si concentra il 32% degli eventi, il 39% degli spettatori e il 40% della spesa complessiva».
Comunicato stampa SILB
Rapporto SIAE
(nella foto Costez Bergamo)
(Lorenzo Tiezzi x M!X)
PS
Eccoci, a margine, con le riflessioni sulla società occidentale sui giovani d’oggi, che non sono quelli di Totò e Peppino, magari lo fossero. Ma sono pochi e deboli e stanno pure vivendo da lontano due schifose guerre, a Gaza ed in Ucraina. Gli under 30, o forse gli under 25, quelli che vanno a ballare e che cambiano il mondo, soprattutto in Italia, paese in crisi demografica irreversibile, sono pochi. Pochissimi.
Negli anni ’60, i figli della fine della seconda guerra mondiale, i giovani cambiarono il mondo perché erano tanti. Questa cosa la dice sempre un genio della storia e della divulgazione, Alessandro Barbero. Tra gli “esperti” di crisi del clubbing ce ne fosse uno, dico uno, che dice che il problema principale è che oggi ragazze e ragazze sono pochi e hanno tutti i motivi per essere tristi, per la situazione economica e il presente di guerre… mica (solo) per il telefonino che senz’altro ha cambiato il nostro modo di vivere… ma detto tutto questo, la crisi del divertimento non c’è. Esiste solo nella testa di ex addetti ai lavori, passatisti e lamentatori seriali.