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Cosmo si è rotto il c*z*o e la disco è finita… Ma io, sfigata partita IVA, vi dico come rinascerà

Ciao cari discotecari, leggetevi qui sotto cosa ha scritto Cosmo in una story su Instagram qualche ora, a me come partita IVA dell’intrattenimento interessa ormai poco, ma voi leggete.

La forza e l’energia di Cosmo che tutti gli artisti che conosco combatte soprattutto per sé e i suoi concerti mi fa quasi tenerezza. Io non ho più questa forza. Qui sopra leggete una sua story su Instagram.

Bravo Cosmo. Io però ti lascio andare avanti da solo. Non ho tempo di seguirti in questa tua bella crociata, tra l’altro come dicevo molto tua e poco collettiva.

Sarà l’età. Sarà il lavoro che faccio da decenni, ovvero l’amplificatore delle mattane (tante), delle idee (pochissime) e dell’ego (immenso) dei miei clienti, ovvero l’ufficio stampa.

Sarà che mi sono davvero rotto. Non solo le parti basse. Non ho più energie da dedicare a nessuna causa. Anche perché per la mia personale, la mia di piccolo professionista freelance dell’intrattenimento, nessuno si è sbattuto più di tanto per me.

Anzi, nessuno si è sbattuto per niente per me, partita IVA dell’intrattenimento

I signori dipendenti dell’intrattenimento (pochissimi a dire il vero) si sono presi la loro cassa integrazione.

I perdigiorno dell’intrattenimento, parecchi, si sono arrangiati con redditi di cittadinanza e contributi vari. Io non sono riuscito: ho la mia partita IVA, che almeno un po’ deve fatturare.

Tutto qui? No. Gli artisti iscritti a SIAE hanno avuto spesso contributi importanti. Tra loro molti dj. Io per i dj ho anche scritto un libro benefico aiutandone concretamente qualcuno (LEGGI QUI su FACCIO AFTER). Oggi non lo rifarei: riscriverei il libro cercando di aiutare tutti i lavoratori dell’intrattenimento, non solo i dj. I dj, nel caso del mio libro, come capita spesso con gli artisti, si sono dimostrati interessati soprattutto a se stessi.

I signori organizzatori di concerti hanno preso i loro contributi a fondo perduto, spesso, solo alcuni di loro sia chiaro, facendo anche cose non eccelse, come sempre del resto. Leggi QUI.

Io invece, come partita IVA che nel 2019 all’85% circa fatturava solo con dj, artisti attivi nei club e le discoteche ho avuto gli stessi aiuti a fondo perduto dei notai. Ripeto: gli stessi aiuti dei notai.

Ripeto ancora: Nessun aiuto specifico per l’unica categoria chiusa al 100%. Infatti, se da qualche tempo i locali riaprono come music bar, è ovvio è che debbano “tagliare” proprio la comunicazione, gli effetti speciali, certi show, certi servizi “non essenziali”. E’ ovvio. Ma non per lo stato, che per me non c’è stato.

Facevo l’ufficio stampa soprattutto con l’intrattenimento, ovvero la comunicazione di locali, dj e affini. Mi sono oggi riciclato in settori vicini (ristorazione, turismo, musica, eventi online). Sono stato bravo e fortunato perché in qualche modo campo ancora.

Con gli aiuti ricevuti, senz’altro cospicui (è una battuta), ho pagato parte dell’INPS dovuto nel 2020. Già nel 2021, quando il mio settore è ancora del tutto chiuso e/o a mezzo servizio, devo contare al 100% sulle mie forze.

Si dirà che come tanti dell’intrattenimento faccio soprattutto nero e quindi non ho diritto ad aiuti. Questa del nero legato soprattutto alla notte è una amenità assoluta. Il nero in Italia e anche in tanti altri paesi del mondo in altre forme (elusione fiscale, paradisi fiscali e quindi Fiat o Apple, etc) accomuna tanti settori.

E ho lavorato con moltissimi dei maggiori operatori dell’intrattenimento italiano facendo una cosa semplice: emettendo fattura. All’Ortomercato di Milano (LEGGI QUI) spesso questa cosa semplice non la fanno, ma gli ignoranti dell’intrattenimento (moltissimi) non lo sanno e si sentono in colpa anche troppo. Ripeto: in Italia il nero lo fanno anche i supermercati.

Non ho preso prestiti, come partita IVA. Perché ovviamente i prestiti vanno poi ripagati.

Perché prenderli se il mio settore è in crisi assoluta, anche e soprattutto una crisi di contenuti? E come si sa, chi è in crisi di contenuti, mica investe in comunicazione (il mio piccolo lavoro).

La discoteca, il club e tutto ciò che gli girava intorno, già in crisi nera prima della pandemia, stava già finendo. Oggi è finita davvero e non tornerà. E non è detto sia un male.

E’ finita tra presunti “top dj” (che di top hanno solo il cachet), PR che non ‘fanno gente’, eventi comunicati con i flyer, come negli anni ’80, profilo social pompati di fan che non esistono, tra dj techno che fanno il giro dei due tre locali techno italiani ogni 6 mesi con un cachet bomba perché sono importanti davvero (Chris Liebing e Sven Vath, per citarne due), presunti “top club” del settore fashion che non piacciono più a nessuno se non a pochi tavolari…

E’ tutto più o meno finito.

Io per me vado avanti, benino, perché qualcosa resta e perché mi sono in parte spostato come settore. Poi mia moglie lavora, ho sempre speso poco… e sono uno che in qualche modo ha sempre lavorato. Continuerò a muovermi in qualche modo.

Ma di combattere il per “settore” non se ne parla. Ho già dato. Ognuno per sé e Dio per tutti, se ci si crede, oppure ognun per sé e basta.

Questo ‘articolo’ dovrebbe finire così, senza speranza, come la versione originale di Blade Runner, quando nella scena finale lui e lei scendono con l’ascensore. Siccome però non sono Ridley Scott e questo è un blog, non un film, faccio un po’ di propostine. In minuscolo. Piccole piccole.

Come ripartire? Dal poco che funzionava già prima del Covid-19

La disco potrebbe ripartire dai techno club di dimensioni contenute con dj non così conosciuti, ma almeno un po’ nuovi e qualche chicca ogni tanto, tipo (vedi l’estivo del Bolgia di Bergamo)

Dai Festival di grandi dimensioni o piccoli boutique festival con una chiara identità musicale con le star del genere (Nameless “pop” e trap, Decibel Firenze “techno”, Club to Club dedicato all’avanguardia artistica, etc)

Dai Party privati super sponsorizzati come il dj set della splendida Nina Kraviz a Milano per il GP + Salone (LEGGI QUI)

Dai Dinner show degni di questo nome per chi ha una certa età e non vuol stare nei locali fino alle 4 (quelli del Qi Clubbing di Erbusco – BS o quelli di Circo Nero Italia in mezza Europa)

Dai Beach (e non) Party “chic” all’ora dell’aperitivo, anche d’inverno (ad esempio quelli del Blanco di Firenze)

Dalle discoteche di paese o localoni tipo l’Alcatraz a Milano, dove c’è un po’ di sano casino e pubblico diverso tra loro. Posti in cui non c’è “door selection” e trovi di tutto.

Da dj set o eventi di musica elettronica da ballo comunicati come concerti, tipo gli eventi al Fabrique a Milano, location che sta stupire anche a livello di show multimediale.

Da locali chic che sappiano dire no al sound del momento e concentrarsi sul proporre qualcosa di… chic.

Da eventi come Meet Music o Linecheck che mettono insieme pubblico di addetti ai lavori, aspiranti e gente normale e pure sponsor… perché sono cool

(…)

Succederà tutto questo? In molti posti sta già succedendo. I ragazzi si vogliono sempre divertire e si divertiranno sempre. Quando finirà ‘sto Covid di melma si divertiranno anche meglio.

Lorenzo Tiezzi x AllaDiscoteca.

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