Dj e disco, piccoli & grandi concerti, il reggaeton che non cala e il furto delle prevendite… Tiezzi says su AllaDisco!

Eccoci con una nuova rubrica su AllaDisco, Tiezzi Says, ovvero Lorenzo Tiezzi ci dà le sue verità… che poi sono solo opinioni e spunti di riflessione. Ma meglio di niente. No?

1) Le disco sono “piccole”, ma mica sono tutte in crisi. Anzi. Sono il completamento della live music

Le disco (quelle pop come il Pineta) e i club (come il Cocoricò) non sono più, da tempo, l’apice dell’intrattenimento musicale giovanile notturno. Il top sono i festival come Tomorrowland o in Italia appuntamenti come Decibel e Nameless o Club to Club… oppure grandi concertoni come Jova Beach Party (per i 40 – 50 enni) oppure ma molte disco hanno forse più successo oggi di ieri, perché han capito il loro ruolo complementare, bellissimo e un po’ provinciale. E infatti i grandi club di città come Milano e Roma, città in cui infatti ogni sera o quasi c’è un concerto con una superstar. Il rito della disco è un po’ di provincia, oggi?

Sì, e che male c’è? E’ bellissimo che la musica dal vivo per i ragazzi italiani sia ormai una abitudine. Quando scrissi la mia tesi di laurea nel 1995 – 1996 i concerti erano un’eccezione e negli stadi italiani cantava solo Vasco Rossi. Oggi non è più così. Ed è una gran bella cosa.

2) Il reggaeton / sound latino / trap è in calo? No, sono i dj italiani “medi” che non lo suonano più (tanto lo suonano nei top party… che dici di quest’altra idea di Lorenzo Tiezzi?

Vida Loca, Mamacita, Caliente (il format “B” di Vida Loca), Ghali, mille trapper italiani… tutto questo mondo sonoro non è certo in calo, anzi. Anzi, chi ama queste sonorità, che ormai hanno soppiantato nei locali (per fortuna!) la pop dance italiana stile anni ’90 (brutte copie di Eiffel 65 e Gigi D’Agostino), ha a disposizione ogni weekend decine di appuntamenti, un paio almeno per provincia… quindi l’addetto ai lavori medio italiano che non ama trap e reggaeton può dire e dirsi: la trap / reggaeton sono in calo. Ma non è mica vero.

3) I festival da ballare sono in boom, in tutto il mondo… perché sono robe collettive, i dj sono “piccoli”. Altro che rockstar!

Il party più hot del momento, nel mondo, è elrow, che l’8 ottobre è a Bologna. Il biglietto costa 35 euro + 6.3 euro di prevendita (il consueto furto, il 20% del costo per la prevendita) nome dei dj in console è piccolo piccolo. Conta il party, come esperienza collettiva, non il dj. I dj sono star? Certo, alcuni sì, come la super fashion Peggy Gou in Italia (mica dappertutto nel mondo, è da noi che è una superstar, negli USA, per dire, non se le fila nessuno), ma sono piccole star.

4) Il costo delle prevendite dei concerti resta folle, altissimo.

E’, semplicemente, un furto legalizzato la prevendita. Ho comprato 3 biglietti per il concerto di Harry Styles a Reggio Emilia nell’estate 2023: ho speso 228 euro di biglietti (76,20 x 3) e ben 54 euro di prevendita e servizi accessori. Totale 282,94 euro. E’, semplicemente, un furto legalizzato. Se vivessimo in una società normalmente organizzata, lo stato impedirebbe questo vergognoso balzello: 54 euro di prevendita e servizi accessori. 2 euro a biglietto come prezzo massimo, questa sarebbe una cosa logica. Non di più. I ristoranti più accorti, spesso, come fanno? Ti fanno dare una caparra, tipo 20 euro a persona, che PERDI, se non ti presenti. Ed è comprensibile. Io se acquisto un biglietto con un anno di anticipo regalo i miei soldi un anno prima… Va beh. Tanto non cambierà niente. A metà anni ’90, con il rock che era immenso (oggi è superato da trap / hip hop), i Pearl Jam provarono ad andare contro il sistema… e fallirono. Leggi qui: https://www.lastampa.it/spettacoli/2017/01/12/news/quando-il-rock-fa-la-guerra-d-indipendenza-1.34663122/

5) Il livello sonoro di concerti e disco è cresciuto in modo pazzesco negli ultimi 10 anni…

Non ci resta, adesso, che abbassare il volume, visto che stiamo di diventando tutti sordi!

Lorenzo Tiezzi x AllaDisco

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