Midem? No, Midance (12-13/11 ad Arese – MI)… per capire da che parte va la dance italiana non c’è che leggere e godere con Sada Says. Riccardo Sada, senatore superstar del giornalismo musicale italiano, ci regala un’altra perla e non si fa neppure troppa pubblicità per il suo Midance.
Se vuoi sapere cos’è Midance non devi far altro che cliccare QUI. Oltre a ciò che succede ad Arese (MI) il 12 e 13 novembre, c’è anche il pre-parti du Milano l’11 novembre… Ma ora, leggiamoci tutto Sada Says, che come sempre c’è da divertirsi (e a volte disperarsi).
Midem? No, Midance!
C’era una volta il Midem, una rassegna discografica storica che riusciva per giorni ad animare una tiepida località come Cannes arredandola e sonorizzandola con il meglio della musica in circolazione. Quelli che, fortunati loro, sono riusciti a partecipare alle prime edizioni del Midem raccontano di un Palais des Festival non ancora nei progetti e nei pensieri della municipalità e di audizioni infinite fatte, contratti alla mano, nelle stanze di hotel a cinque stelle come il Majestic e il Martinez.
Era il Midem dei tempi d’oro, quello almeno sino all’inizio degli anni Novanta. Icone, starlette, muse, divinità assolute del mondo delle sette note che hanno reso spumeggiante la discografia. Poi, sappiamo cosa è successo, è arrivato il digitale e il Midem, luogo ideale e speciale per scambiarsi supporti fotografici, demo, promo e quanto altro a scopo dimostrativo e pubblicitario, è entrato in una profonda crisi, tanto da tirare giù le serrande nel periodo della pandemia.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso, il Covid-19, e che è andata ad aggiungersi a un torrente di problematiche, il più legate alla stessa industria musicale, a un mercato dalle strade irte e a un futuro incerto. Le fiere legate alle arti digitalizzabili tremano sotto la pressione di una costante ondata di flussi ormai incontrollabili. Amsterdam Dance Event, International Music Summit e anche Midem sono kermesse che ormai sono schiave di situazioni traballanti, di mode instabili e di decisioni improvvise. E accusano il colpo, anche perché fortemente strutturate.
Poi in Italia c’è il Meet Music di Follonica e Midance e Convention Deejay di Milano, realtà contenute, territoriali ma con vocazione totalmente orizzontale. Sono eventi snelli, mirati e gestiti in modo autonomo perché svincolati da poteri forti e strategie elefantesche. Poca brigata e vita beata per questi annuali appuntamenti che ormai spesso si insediano in altre conference.
Midem? No, Midance? E i suoi fratelli, come Meet Music
È il modo moderno di informare, organizzare e fare business, questo, non chiacchiere ma sostanza per la soddisfazione dei partecipanti e niente alte aspettative, solo lavoro sodo, che alla lunga paga. Il Midance nel novembre del 2022 ha celebrato i suoi vent’anni, mica bruscolini. Venti edizioni dalla primissima tenutasi in una birreria sui navigli milanesi tra quelli che oggi sono ritenuti dei veri e alti esponenti del music business italiano. Corre il tempo.
Corrono produttori musicali, discografici, musicisti, dj, promoter, che si incontrano per sviluppare attività in presenza e in streaming cercando riparo in giornate uggiose. Con le scuole musicali, le accademie e i conservatori che avrebbero dovuto diventare la nuova casa per gli addetti ai lavori dell’industria legata all’intrattenimento, e che invece hanno incontrato sul percorso formativo infiniti imprevisti, si cerca sempre un riparo, qualcosa che sia più evoluto, strutturato e organizzato di un negozio di dischi o una rivendita di strumenti musicali.
Hub, factory e locali polifunzionali sono spesso templi desolati che dovrebbero appagare l’ego di qualche frustrato ed maniacale imprenditore e non agorà o piazze pronte ad accogliere il lavoro e l’amore di quelli che oggi sono sempre più definiti come creatori. Servono contenitori solidi per nuovi contenuti. Serve che b2b dialoghi seriamente con il consumer.
Ma che roba è questo evento che prende vita dall’11 al 13 novembre
Midance, giunto al suo 20° compleanno, ci sono diverse tematiche da affrontare, come la produzione musicale, il placement, la promozione, la salute dei professionisti e lo scouting, il diritto d’autore, le nuove possibilità economiche e strategiche per gli artisti, le comunità globali di donne e le minoranze di genere. Il dibattito sul comparto va avanti. Una volta di parla di discoteche, una volta di festival, una volta anche di rave. È spesso una questione pratica che diventa politica. Il resto è tutta tecnica. E risultati.
Riccardo Sada per Sada Says / AllaDiscoteca