L'Europa dei Concerti riparte l'Italia no - alladiscoteca

L’Europa della musica riparte. L’Italia no. Di chi è la colpa?

Se l’Europa della musica (dei concerti, dei locali, delle disco) riparte, l’Italia non lo fa e a breve non lo farà. E la colpa non è del Covid-19. E’ dello stato italiano, che non si merita la maiuscola… e pure dei media, che in pandemia non raccontano i giovani e crescono.

Sono parole forti? E’ una posizione folle? Leggete tutto e poi giudicate voi. AllaDiscoteca lo facciamo così, interpretando i fatti con le nostre opinioni. Chi crede di essere sempre obiettivo spesso inganna.

E allora cominciamo dall’ovvio: il Covid-19 colpisce dappertutto. E’ solo, in Italia, che lo stato non fa il suo lavoro. Perché non dà prospettive a chi è fermo da oltre un anno. Perché, ed è ancora più grave, dimentica da sempre i più deboli tra gli italiani, ovvero i ragazzi. E’ qui, in un paese in cui la natalità è sotto zero da anni, che la depressione in crescita verticale di chi ha 14 – 25 anni non è considerata un problema.

Prima di passare alla musica, ecco un primo esempio sulla differenza tra governanti europei ed italiani. Qui tutto tace e zero prospettive chiare.

In Europa, Thierry Breton, il capo della task force UE sui vaccini, il 28 marzo 2021, mentre presentava il passaporto sanitario europeo (dedicato a chi è già vaccinato e a chi vuol viaggiare con tampone), ha fatto una precisa affermazione sull’immunità di gregge in Europa. Secondo lui, che non è Salvini e non è manco un dannato negazionista, questa benedetta immunità sarà raggiunta a metà luglio 2021.

Potrebbe sbagliarsi il funzionario EU? Magari l’immunità sarà raggiunta a settembre? Può essere.

Ma almeno si è esposto. E il passaporto vaccinale, essenziale per un paese che basa molto del suo PIL sul turismo come l’Italia è una splendida notizia, per chi lavora in Italia. Per chi governa invece è una grana in più.

Non si sta tutti bene, in fondo, in zona rossa?

E ora passiamo alla musica.

In Europa non è che si parla soltanto di ripartenza di concerti ed eventi musicali live, “in piedi”, quelli che sarebbero i più pericolosi. Sarebbe importante già parlarne, visto che poi nel lavoro e nella vita si parte sempre dalle parole e dai progetti per poi passare ai fatti.

In Europa si fa.

Ci sono già stati tanti eventi da migliaia di persone. Li hanno organizzati gestori di locali o organizzatori di concerti? Sono stati loro a proporre protocolli “geniali”?

Ovviamente no.

Perché creare le opportunità per il futuro, in pandemia, è il lavoro degli Stati (maiuscola). In Olanda, Spagna, Germania, Gran Bretagna (…) sono i governi, sono gli esperti pagati dai governi a creare i presupposti e protocolli per non dover ‘stare a casa’ per sempre.

Si dirà: i britannici hanno già fissato una data precisa per la ripartenza di tutto quanto (21 giugno 2021) solo perché là hanno i vaccini a disposizione. Sarà senz’altro così.

Passiamo alla Germania, paese in cui ci sono un sacco di morti… ma la mascherina all’aperto non è obbligatoria e il coprifuoco non sanno cosa sia. Qui i Berliner Philarmoniker, la principale orchestra al mondo di musica classica, sono in tour, in sicurezza. Perché da qualche parte bisognerà pur ripartire e la musica classica è perfetta.

Tutti belli seduti e tracciati, mica come al supermercato o sul bus. Ma si sa che i tedeschi sono matti, forse ancora più matti degli inglesi.

Cambiamo paese. Andiamo in Olanda.

“A Biddinghuizen (vicino Amsterdam) sabato 20 marzo 2021 circa 1500 persone hanno partecipato al festival ‘Fieldlab’, per un esperimento promosso dal governo olandese. Quest’ultimo sta infatti per lanciare una nuova app di tracciamento, e sta cercando di capire se si possano riaprire certe attività in relativa sicurezza (…)”, ha scritto Vice Italia sulla sua pagina Instagram. Qui sotto leggete meglio e di più… ma ricordate la parola chiave: è il governo olandese ad organizzare. Non i locali, non chi produce concerti.

Passiamo alla Spagna, visto che negli USA (mica in Cina) i party nei locali al chiuso sono ormai una realtà in gran parte delle città. Se non ci credete seguite Diplo su Instagram e vedete dove suona, 3 – 4 serate a settimana.

In Spagna, a Barcellona, poche ore fa c’è stato un concertone pilota da 5.000 persone (avete letto bene, 5.000) con un protocollo molto preciso e credo attuabile entro breve (anzi perché non subito?) anche in Italia, prima di una ripartenza senza vincoli.

Prima di entrare al Palau Sant Jordi di Barcellona, i partecipanti al concerto del 27 marzo 2021 si sono fatti il tampone rapido. Non dove volevano (per evitare frodi) ma in uno dei tre luoghi dedicati. Solo chi era negativo ha ricevuto un codice sul cellulare e con quello ha pouto accedere al luogo del concerto. Il costo del tampone era compreso nel prezzo del biglietto ed insieme al biglietto è stata consegnata ai partecipanti anche una mascherina di alta qualità. Durante l’evento quella la maschina era obbligatoria, ma ci si è potuti “assembrare” (tanto erano tutti ‘tamponati’).

Ma ‘sti spagnoli sono pazzi? Funziona, sta cosa? Certo che funziona. Mica è la prima volta che testano il tutto. In Italia aspettiamo il miracolo divino.

“(…) A dicembre 2020, il festival Primavera Sound di Barcellona ha salutato un evento di prova di successo che ha visto 1.000 persone partecipare a un evento in una sede di 1.600 posti. Quando i risultati sono stati analizzati, a gennaio, non hanno riscontrato alcun tasso di infezione”, scrive Soundsblog.

E mica è stato l’unico evento. Sempre a Barcellona, all’Apolo, a dicembre: “463 persone in un locale (al) chiuso, l’Apolo, con tampone rapido (negativo, pena l’accesso negato), mascherine FFp2 ma senza distanziamento. Risultato: nessun contagiato”, scrive il Fatto Quotidiano.

C’è qualche rischio? Certo. Ma c’è anche tracciamento, quello che qui in Italia è sempre mancato. Se anche ci fosse qualche focolaio (ed è altamente improbabile), si conoscono nomi e cognomi di chi partecipa agli eventi…

L’Italia fa schifo per colpa solo dei nostri politici, che equamente divisi tra comuni, regioni e ministeri, semplicemente, lavorano malissimo?

Non solo.

I media in emergenza prosperano.

Il settore (informazione e comunicazione) nel 2020 e con l’agricoltura l’unico che in Italia è andato bene: i media hanno fatturato l’1,6% in più rispetto al 2019.

Come hanno fatto a crescere tanto? E’ semplice. I media, nel loro complesso, più che informare davvero, più che proporre e a volte dare prospettive, hanno dato spazio quotidiano alle panzane della politica senza fare vere inchieste. Come se non bastasse, con i loro titoli ad effetto e/o acchiappa click, nutrono l’infodemia galoppante, soprattutto tra gli over 50, ovvero tra chi in Italia ha soldi e potere.

Tutto qui?

No, purtroppo. Se in Italia i giovani contano sempre meno… è perché i media non li raccontano mai, perché sanno che la radio, i giornali e la tv i ragazzi non se li filano. Se per la politica il Covid-19 è un problema, sia pure gestito molto male, per i media tradizionali (radio, tv, giornali) la pandemia è semplicemente manna dal cielo. Ogni giorno notizie fresche e si sa che le notizie vere sono quasi sempre solo di un tipo: negative.

Perché dare un termine temporale all’emergenza Covid-19? Stai a vedere che poi bisogna tornare a lavorare e trovare qualcosa ogni giorno per riempire tg e giornali e dibattiti.

Il futuro, la musica, i ragazzi che ridono e ballano? Perché parlarne?

Fine Covid-19 in Italia e ripartenza di disco e concerti? Mai. Così stiamo belli sereni e tranquilli.

Lorenzo Tiezzi x AllaDiscoteca

I CONCERTI PILOTA DI MUSICA CLASSICA IN GERMANIA SU DW – LEGGI TUTTO QUI

IL RESOCONTO DEL CONCERTO DA 5.000 PERSONE AL CHIUSO A BARCELLONA SU REPUBBLICA – LEGGI TUTTO QUI

LA RIPARTENZA IN OLANDA SPAGNA E GRAN BRETAGNA LEGGI SUL FATTO QUOTIDIANO

7 thoughts on “L’Europa della musica riparte. L’Italia no. Di chi è la colpa?

  1. La verità in parole di come l’Italia sia la Terra dei Cachi. Poveri giovani, povera notte, povera cultura ma soprattutto poveri NOI.

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