Sociologia e psicologia nella musica elettronica, con il prof. Giusti (Sada Says)

Laureato in Ingegneria e Psicologia, iscritto all’Albo degli psicologi e all’Albo degli psicoterapeuti, Antonio Giusti è specializzato in Psicologia Comportamentale. Socio dell’Aiamc (Associazione Cognitivo Comportamentale) e docente della Società Italiana di Biofeedback; assistente al Politecnico di Milano per le esercitazioni di misure elettriche. Durante gli anni di attività aziendale, il Professor Giusti ha maturato notevoli esperienze nel campo dell’ingegneria di produzione e manutenzione. Inoltre è autore di numerose pubblicazioni su progetti tecnici sviluppati per Cei. E pure Cnr e Aiman, e si è particolarmente interessato alle applicazioni dell’Intelligenza Artificiale sia come Sistemi Esperti che come Reti Neuronali.

Si può valutare la condizione dei giovani che frequentano le discoteche? 

“Penso che la discoteca, come luogo di incontro abbia perso un poco di importanza per i giovani. Si sono in parte diretti verso nuovi mondi di partecipazione come Internet e centri di aggregazione di altro genere. Soprattutto quelli gestiti da associazioni di tipo cattolico o similari, che hanno cercato di contrastare le modalità di discoteca vecchio stile. Una dimostrazione di questo mi sembra sia stata la chiusura di alcune discoteche. Ed anche la bassissima partecipazione alle fiere per arredi di discoteca come quella internazionale che non si è riuscita a tenere a Rimini-Riccione”.

La discoteca, invece, come luogo di ascolto di musica?

“Credo che abbia sempre più risentito della corrente latinoamericana a fronte di una diminuzione della musica da discoteca”.

Prof. Giusti e per quel che riguarda la condizione dei giovani che frequentano le discoteche?

“Penso che sia abbastanza rappresentativa la media psico-sociale degli stessi giovani in generale. Sono individui estremamente incapaci di meditare sui problemi posti dall’esistenza stessa con una necessità quasi ‘urente’ di soddisfare-consumare subito tutto ad ogni costo diventando, così, il necessario fiume di pecore produttrici di euro-dollari da mungere da parte di pochi ben esperti e sofisticati politico-mafioso-imprenditori-gestori dell’imbecillità umana”.

Perché c’è sempre il desiderio di trasgressione da parte dei giovani, Prof. Giusti?

“Qui il discorso si fa più complesso e molto difficile da ridurre in poche parole. La ragione di tutto ciò va indagata, a mio parere, nella modifica delle modalità educative dei genitori. Per intenderci, riporto qui di seguito uno schema molto semplificato della genesi dei sensi di colta e delle trasgressioni”.

Genesi dei sensi di colpa e delle trasgressioni

Da Bambini: ( bambino che vuol mangiare la cioccolata )

Desiderio => Locomozione => Soddisfacimento

Arrivo del genitore

Desiderio => Locomozione => Soddisfacimento + Punizione

Se la Punizione è stata forte, in seguito accadrà:

Blocco (non Soddisfacimento e non Punizione)

Il genitore sarà contento, il bambino no

Il Genitore dirà: “bravo che non l’hai mangiato”.

Se la Punizione è stata debole, in seguito accadrà:

Locomozione (Soddisfacimento + Punizione)

Il bambino sarà soddisfatto, il genitore no

Il Genitore dirà: “cattivo che l’hai mangiato”.

In ogni caso, nel futuro, al Desiderio si assocerà il Conflitto

Desiderio => Conflitto

Da adulti (introiettata la figura genitoriale come schemi cognitivi) al Desiderio si assocerà sempre il Conflitto

Desiderio => Conflitto

Blocco ( Senso del Dovere )

Io mi dico: “Quanto ti è costato! Ma Bravo che hai fatto il tuo Dovere ”

La Società dice: “Encomiabile che ha fatto il suo Dovere!”.

Trasgressione ( Senso di Colpa )

Io mi dico: “Cattivo che hai commesso la Colpa!”.

La Società dice: “Punibile che ha commesso la Colpa!”.

“Come si può ben vedere, la trasgressione sorge molto più facilmente su un terreno educativo determinato da interventi genitoriali punitivi piuttosto deboli, che da un lato facilitano la ricerca di comportamenti nuovi ma dall’altro riducono la potenza di chi li emette. Andare contro il comune senso del dovere richiede molta più convinzione e determinazione di chi si limita solo a… trasgredire. Per ragioni educative i giovani sono oggi molto meno convinti e determinati rispetto al cambiamento: si limitano e spesso anche con pigrizia passiva a… trasgredire”.

Prof. Giusti, prevedi la crescita dell’utilizzo di sostante stupefacenti tra i frequentatori di discoteche e perché?

“Si e non solo tra i frequentatori di discoteche, per la stessa ragione di cui sopra: i giovani sono oggi molto meno convinti e determinati rispetto al cambiamento: si limitano e spesso anche con pigrizia passiva a… trasgredire. Quindi per poter vivere sensazioni forti senza fare la fatica di realizzarle autonomamente potenziando le risposte neuronali agli stimoli come chiaramente espresso da questa news delle Scienze”: Acuire il senso del tatto. È possibile aumentare il numero di neuroni che elaborano le informazioni tattili.

“Dopo aver usato una tecnica di stimolazione per migliorare la sensibilità delle punte delle dita, alcuni scienziati sono riusciti a raddoppiarne o a cancellarne l’effetto grazie a particolari farmaci. Secondo quanto riferiscono gli autori dello studio, pubblicato sul numero del 4 luglio della rivista Science, una simile combinazione di stimolazione della pelle e trattamento a base di farmaci potrebbe aiutare nei loro movimenti gli anziani e le vittime di attacchi cardiaci, oltre che i pianisti professionisti.

Stimolazioni delle dita e farmaci possono riorganizzare temporaneamente parti del cervello umano. Questo tipo di stimolazione, chiamata co-attivazione, agisce sulle sinapsi che collegano i neuroni. L’area stimolata diventa più sensibile man mano che sempre più neuroni vengono coinvolti nell’elaborazione delle informazioni tattili. Gli scienziati hanno mostrato che l’anfetamina raddoppia l’aumento di acutezza tattile ottenuta dalla stimolazione. In presenza invece di un altro farmaco, un bloccante dei recettori Nmda, i miglioramenti nella sensibilità tattile forniti dalla stimolazione vengono persi”.

Secondo il farmacologo Hubert R. Dinse dell’Università della Ruhr di Bochum, in Germania, trattamenti di questo tipo potrebbero migliorare la capacità di leggere il Braille…

“E aiutare gli anziani e i pazienti che soffrono di dolori cronici a svolgere compiti di tutti i giorni, come allacciarsi i bottoni della camicia. ‘Siamo agli albori di un’era dove possiamo interagire con il cervello’, ha affermato Dinse. ‘Possiamo applicare le nostre conoscenze sulla plasticità del cervello per addestrarlo e modificare il comportamento. Quello che stiamo sperimentando non è altro che un tipo di apprendimento inconscio’. Oppure ‘gettandosi giù da un ponte’ legati a un elastico vincendo una paura innata. Mma passivamente”.

Come sarebbe una tua discoteca modello? Quale musica? Quale organizzazione?

“Lap dance tra fantastici e morbidi corpi femminili con musica di Beethoven organizzata da un sistema matrix-virtuale del tipo: ‘I experienced something rather odd today when I OC’ed my machine. Somehow I ended up disloging the power lead from the motherboard just slightly, and when I restored power to the machine, my onboard PC speaker emmited a classical song that i think is either Beethoven, or Shopan. The song went like this: do do do do do do doo doo do do doo doo do do do do doo doo doo do do do dododo doo do do’”.

Questa potrebbe essere un’analisi psicofisiologica della musica da discoteca?

“Potrebbe”, spiega il Prof. Giusti. “Anche perché la musica da discoteca ha delle caratteristiche ben precise. È contraddistinta da un ritmo ossessivo che elicita nell’individuo un tipo ben definito di comportamento e reazione. Le pulsazioni, i battiti, la grancassa che batte incessantemente riproduce praticamente il battito cardiaco di ogni essere umano e riproduce a grandi linee i rumori fetali che ognuno di noi si trascina dietro sin dai primi giorni della gestazione della propria madre. La musica da discoteca è fatta in gran parte di ritmica – rivolta solitamente alla parte emotiva -, e la ritmicità non fa altro che ripetere i rumori che tutti noi percepiamo da piccoli”.

Il Conservatorio di Milano invitava gratuitamente le mamme al settimo mese di gravidanza a partecipare ad una serie di corsi utili per migliorare la percezione sonora. Le linee melodiche, che comunque sono rumori, invece risalirebbero al movimento dei liquidi nel grembo materno.

“Tornando alla ritmica della musica da discoteca, che si rifà alle prime forme musicali, come quelle tribali, associate ai riti voodoo, ci si accorge che anche in un atto così naturale come quello sessuale può ritrovarsi una ritmica simile a quella della musica da discoteca: anche nel momento dell’orgasmo si nota una certa cadenza, una certa costanza. Si prenda poi ad esempio un bambino che, solo in una stanza, magari al buio, dopo aver corso un pericolo reale od immaginario, si trova ad ascoltare ansioso il suo respiro, il suo affanno, il suo battito del cuore: ebbene, tutto ciò non fa altro che creare uno stato di ansia.

Stato d’ansia che ritroviamo ascoltando certi brani prodotti per le colonne sonore di film del terrore o simili. Il battito di una grancassa ha inoltre lo stesso effetto di uno di quei pendolini utili per entrare in uno stato ipnotico. In questo modo, in discoteca, si viene ipnotizzati dalla ritmica ma svegliati bruscamente da flash (effetti stroboscopici) o rumori (crash, effetti vari). Lo stato ipnotico è dovuto ad un particolare ritmo cerebrale, denominato Alfa, che può essere appunto indotto da questa musica contrariamente al ritmo Beta, che è quello collegato allo stato vigile.

La musica è anche legata a pressioni fuori dall’udito, ci sono delle basse frequenze infatti che vengono assorbite da altre parti del corpo umano, come la cassa toracica, che è molto sensibile. Un caso, ma la cassa toracica è stimolata dalla grancassa.

A volte queste stimolazioni possono essere propositive. Tuttavia a volte possono essere negative, davvero dannose. Il giovane, nel frattempo, resta il più attratto dalla musica da discoteca perché probabilmente non conosce a fondo la cultura e le parti strumentali di un brano. La musica da discoteca è musica corporea, per giovani che possono permettersi di ballarla. Per gli anziani può essere solo uno stimolo, perché questi sono coscienti di non aver più il fisico idoneo per ballarla – o, peggio, una cultura nega a loro la ‘corporeità’. Come dire: ‘Mi muove. Tuttavia non posso muovermi’. E così gli adulti la ripudiano, magari non conoscendola a fondo. Resta il fatto che la musica da discoteca rimane una musica disinibente”.

La riflessione offerta dal Prof. Giusti apre un dialogo multidimensionale sulla condizione giovanile contemporanea, i mutamenti sociali e le potenzialità dell’intelligenza artificiale e della tecnologia in contesti diversi da quelli tradizionali.

L’esperienza del professor Giusti nel campo dell’ingegneria di produzione e manutenzione, unita alla sua profonda conoscenza delle reti neuronali e dei sistemi esperti, suggerisce una visione del futuro dove la tecnologia si fonde con gli aspetti più quotidiani della vita sociale e culturale. In questo futuro immaginario, l’uso di sistemi avanzati di intelligenza artificiale potrebbe trasformare luoghi di aggregazione come le discoteche, non solo rendendoli più sicuri ma anche più interattivi e personalizzati. Ad esempio, potremmo vedere discoteche dotate di sistemi AI che adattano la musica e l’atmosfera alle preferenze emotive e ai ritmi biologici dei frequentatori, analizzati in tempo reale. Questo non solo potrebbe rivoluzionare l’esperienza dell’ascolto musicale, ma anche offrire un nuovo livello di connessione emotiva e fisica con la musica, magari utilizzando le stesse tecniche di stimolazione neuronale menzionate per intensificare le sensazioni tattili e la percezione sonora.

Parallelamente, l’AI potrebbe essere impiegata per monitorare e gestire la salute e il benessere dei frequentatori, identificando segnali di disagio o comportamenti a rischio, come l’uso eccessivo di alcol o sostanze, e intervenendo in maniera preventiva o informativa.

Questa capacità di intervento proattivo potrebbe anche estendersi alla sfera educativa e comportamentale, dove sistemi di AI educativi potrebbero essere utilizzati per modulare e guidare i comportamenti giovanili in modi più costruttivi, facendo leva sulle dinamiche di desiderio e trasgressione discusse dal professore. Allo stesso tempo, la critica sociale intrinseca nell’analisi del professor Giusti sottolinea la necessità di un approccio più consapevole e meno punitivo nell’educazione, il che potrebbe essere facilitato dall’integrazione di tecnologie educative AI che supportano lo sviluppo di una coscienza critica e di un senso di responsabilità individuale e collettiva. In definitiva, il futuro potrebbe vedere una convergenza tra tecnologia, educazione e intrattenimento, dove l’AI non solo amplifica e personalizza l’esperienza umana, ma funge anche da catalizzatore per un cambiamento sociale più ampio, promuovendo stili di vita più sostenibili e consapevoli, allineati con i principi di equità e benessere collettivo.

Riflettendo su un futuro immaginato alla fine degli anni Novanta dal Prof. Giusti, possiamo considerare come le sue osservazioni sulle dinamiche giovanili e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale possano aver anticipato alcuni dei cambiamenti significativi che abbiamo visto svilupparsi negli ultimi decenni.

Negli anni Novanta, internet stava appena iniziando a diventare accessibile al grande pubblico. Il concetto di intelligenza artificiale era ancora largamente confinato nei laboratori di ricerca e nei film di fantascienza. Tuttavia, le idee del professor Giusti su come la tecnologia potrebbe influenzare e trasformare gli spazi sociali come le discoteche erano incredibilmente lungimiranti. Da allora, abbiamo assistito a una digitalizzazione crescente della società. Che ha trasformato non solo i modi di socializzare, ma anche le modalità di consumo della musica e di interazione nei luoghi di intrattenimento.

La pandemia di COVID-19 ha ulteriormente accelerato questa trasformazione, spingendo verso soluzioni più tecnologiche e virtuali per l’aggregazione e l’intrattenimento. La visione futuristica del professor Giusti avrebbe potuto immaginare un 2020 dove le discoteche e altri spazi di socializzazione avrebbero adottato tecnologie avanzate di AI per personalizzare l’esperienza di ogni individuo, rispondendo in tempo reale ai suoi stati emotivi e fisici, come suggerito precedentemente.

Questo tipo di tecnologia avrebbe potuto anche essere utilizzata per promuovere comportamenti più sicuri e responsabili. Mitigando rischi associati all’uso di sostanze stupefacenti e al consumo eccessivo di alcol, una preoccupazione che risuona ancora oggi.

Inoltre, l’evoluzione delle piattaforme di social media e l’integrazione delle reti neurali nel marketing e nel consumo di media potrebbero essere viste come una continuazione delle tendenze previste dal professore. Le interazioni virtuali e la realtà aumentata sono diventate componenti sempre più comuni dell’intrattenimento, modificando ulteriormente il nostro rapporto con i luoghi fisici come le discoteche.

La critica sociale espressa dal Prof Giusti riguardo al consumo immediato e la mancanza di riflessione profonda potrebbe essere affrontata con sistemi educativi basati su AI. Modelli progettati per sviluppare una maggiore consapevolezza critica e responsabilità individuale, anche attraverso giochi, simulazioni e ambienti di apprendimento immersivi che utilizzano tecnologie avanzate. La prospettiva del Prof. Giusti, quindi, offre un interessante spunto di riflessione. Su come le tecnologie emerse alla fine del XX secolo potrebbero essere state viste come strumenti potenziali per rispondere alle sfide sociali e culturali del nuovo millennio.

(Riccardo Sada x Sada Says x AllaDisco)