Un paio d’ore con David Guetta (intervista)

Entusiasmo contagioso, musica, passione, successo, problemi. Una intervistona fiume per il super dj francese, su AllaDiscoteca

Iniziamo dalla fine che sto ridendo ancora adesso.

L’intervista in Zoom con David Guetta, che ho fatto non da solo ma insieme a una trentina di blogger / giornalisti sparsi per il mondo, sta finalmente finendo. Sono le 9 di sera del 9 novembre 2020 (quanti 9!) e sono passate due ore, mentre il tutto doveva durare solo 40 minuti…

Mia moglie sta apparecchiando la tavola e ovviamente mica mi ha ascoltato (anche io spesso faccio così, sono il classico marito). Non ha capito che sono in Zoom con David Guetta e dice qualcosa tipo “Ma chi è quello, mica male”, dopo aver visto che il mio microfono è spento, ovvero che la sento solo io.

Non l’aveva riconosciuto subito, ma aveva visto ciò che David è oggi. E’ un 53enne decisamente atletico. Sembra un 35enne, ha un sorriso contagioso e si vede che è contento del suo lavoro, della sua vita, del suo (meritato) successo, di ciò che ha fatto e sta facendo per far si che il suo mondo, il clubbing, e che tutti i dj, anche grazie a lui, siano finalmente considerati delle star internazionali.

Non è mica poco, essere contenti di quel che si ha, a 53 anni, quando si è persone molto intelligenti come Guetta. Gli scemi sono contenti a 20 e crepano contenti, ma Guetta è sveglio. Sveglissimo. Io ne ho 48 di anni e non sono mica contento come Guetta, che ovviamente nel lavoro e nella musica ha avuto molto più successo di me… ma se parlo con Guetta resto contagiato dal suo entusiasmo, non annichilito dalle sue ennesime vittorie.

Ha appena vinto, ancora, dopo 10 anni, la Top 100 DJs di Dj Mag. Si è appena esibito agli MTV Awards. Lui dà il merito di tutto questo al genere che ha inventato, la Future Rave, non al pop, non alla nuova collaborazione con Sia. “Let’s Love” (oggi quasi 30 milioni di ascolti su Spotify, mentre “Over Now” di Calvin Harris e TheWeeknd ne ha quasi il doppio) non mi è mai sembrata una canzone memorabile. Non ha un inciso all’altezza di quelli che me sono i grandi successi di Guetta, “Titanium” su tutte. Forse pure David non la considera una grande hit, visto che nell’intervista collettiva fiume non la cita manco una volta, mentre ovviamente cita “Sexy Bitch”, “When Love Takes Over” e la mia preferita di sempre “I Gotta Feeling” dei Black Eyed Peas, che ha “solo” prodotto.

E’ davvero super entusiasta del dj set che ha appena fatto agli AMF, ad Amsterdam, anche dal punto di vista tecnico. Può sembrare strano, almeno a me lo sembra, ma Guetta a 53 anni, sul tetto del mondo, si preoccupa ancora dell’opinione che hanno di lui hater e colleghi dj. Se a tutte le idiozie raccontate sul suo conto (premixati, tecnica non eccelsa) un po’ ci pensa ancora, vuol dire che non lo lasciano indifferente.

“Quando sei il numero tre, non sei odiato davvero, quando sei al numero uno si”, dice.

“Questa seconda vittoria nella Top 100 DJs è più bella della prima. Sono stato molto criticato, quando ho vinto nel 2011, perché secondo alcuni avrei sfruttato il clubbing e il djing. In realtà io ho sempre solo voluto portarlo al livello dell’hip hop, del rock, del pop. Con tutto ciò che sto facendo come Jack Back, invece, con la future rave, sto in qualche modo tornando verso l’underground. E’ una dimensione di cui avevo bisogno, perché suonare ai festival è più una performance che un vero dj set ‘da club’, devi cambiare pezzi velocemente perché non riesci a guardare le persone negli occhi”.

Guetta ha prodotto tutta la musica che ha suonato nel dj set per Dj Mag, anche i mash up. “Quando ho iniziato i dj si distinguevano per le tracce che suonavano, oggi non è più possibile farlo, perché è tutto online. L’unica possibilità è produrre tutto da soli”. La considera una scelta difficile, anche se forse non lo è così tanto. Ma bisogna mettersi nei suoi panni: da vero dj, perché questo è Guetta ancora oggi, vorrebbe sentire tutta la musica nuova del mondo e siccome ne riceve troppa, deve affidarsi a collaboratori per poter ascoltare solo un centinaio di promo / demo a settimana.

Alla fine dell’intervista, dopo aver detto che è stata una delle più belle delle sua carriera, con zero domande idiote, tutte sulla musica, chiede a tutti noi addetti ai lavori di second’ordine di segnalargli qualche nuovo dj o qualche pezzo che consideriamo valide.

Io gli ho segnalato i Prospa, che mi piacciono molto, anche se probabilmente li conosce già. Conoscete qualche “top dj” di quartiere con lo stesso atteggiamento? Come sempre i numeri uno sanno stupire, per umiltà e capacità di imparare dal primo che passa.

“Mi avevano mandato un demo anche un mio nipote, ma non mi era piaciuto molto. Un pezzo che prodotto adesso invece mi è sembrato bello e l’ho girato alla Spinnin’, che lo pubblicherà. Ora è al settimo cielo!”.

Qual è la motivazione di Guetta, dopo tutti questi anni?

“Quando sono in studio a lavorare, immagino me stesso in un club la prima volta che suonerò quel disco. E’ il momento più bello, quando ti accorgi che tutto funziona, che va proprio come ti aspettavi. Non va sempre così. A volte finisco di lavorare su una traccia e sono al settimo cielo. Sono spesso le 4 del mattino e allora chiamo la mia ragazza, che vive in America ed è ancora sveglia e le dico ‘ho appena prodotto la più grande hit della mia carriera’. Poi vado a dormire, riascolto tutto e mi accorgo che è il nuovo brano non è niente di che”.

Guetta non parla solo di musica: i problemi dell’intrattenimento, in questa pandemia, ovviamente non lo riguardano personalmente, visto che lui e il suo entourage di soldini negli anni ne hanno guadagnati abbastanza per vivere di rendita per anni. Ma Guetta si sente portavoce di tutto il nostro mondo e parla volentieri del problema. In ogni intervista. Non crede di poter organizzare personalmente qualcosa di concreto (che so, una raccolta fondi), ma spinge i vari governi a fare qualcosa. Con il mio eBook benefico “Faccio After”, io che conto almeno 500 volte meno di Guetta qualcosa di concreto l’ho fatto raccogliendo soldini, ma non do certo dell’egoista a Guetta. Di artisti, in ogni settore musicale, che si mettano in gioco per aiutare concretamente il proprio settore non mi sembra ce ne siano molti.

A guardarla da lontano, la vita di David Guetta sembra una prateria di soldi, successo e divertimenti vari. In realtà non deve essere tutto rose e fiori, soprattutto per una persona decisamente intelligente come lui, uno che si è tra l’altro ‘fatto da solo’ partendo dai club.

“Quando hai fatto un grande successo, tutti sono convinti che ne hai in serbo chissà quanti altri, che tutto ciò sia del tutto naturale per te e invece non è così. Non va sempre tutto bene. Hardwell non va più in tour, Erick Morillo non c’è più, Avicii neppure. Di queste cose, di queste difficoltà è difficile parlare, perché a molti non sembrano lamentele inutili. Capita infatti di confidarsi tra dj, io lo faccio spesso con Dj Snake, che non è nel business da molto tempo ma ha già capito come gira”.

Lorenzo Tiezzi x AllaDiscoteca

(foto di Ellen von Unwerth, tratta da Davidguetta.com)