Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne: la libertà dei club quando invaderà il giorno?

Se volete leggete bene le righe qui sotto e cercate di capire se siete d’accordo o no. Troppi, nei fatti, non sono d’accordo. Troppi giudicano le ragazze per come si vestono. Troppi si alzano su un podio fatto di nulla per dire che chi fa un video intimo col fidanzato poi deve vergognarsi per la vita se il non più fidanzato lo diffonde. Viviamo in una società molto bigotta, soprattutto in Italia. In altri paesi d’Europa c’è maggiore libertà e si guarda meno a come ci si veste, a cosa ci si fa (eventualmente) e più all’educazione.

Ma anche in Italia, uno dei luoghi a cui ci si dovrebbe ispirare per eradicare quella schifezza assoluta che è la violenza sulle donne, che accade soprattutto in famiglia (ricordiamolo) oppure purtroppo in feste private tipo quelle di Pietro Genovese, non in discoteca, sono i club.

Nei club i trans spesso vengono a ballare come persone normali (li ho visti e ci ho parlato tante volte), non per trovare clienti. Nei club l’identità sessuale è sempre chiara e ognuno ha la sua, nessuno ti chiede perché ti sei vestito/a così. Anzi provocare va benissimo, perché è solo un gioco.

Nei club, di notte, la musica mette al sicuro e piacerebbe che anche di giorni i buoni e i benpensanti fossero altrettanto tolleranti. Anzi curiosi, aperti.

Una volta ad un after mi hanno anche offerto una bevanda stranissima, calda, che mi aveva messo un po’ paura… era semplice thè, in console. Perché notte e vizio e violenza non vanno mica d’accordo. Party e festa sono sinonimo di divertimento e musica.

Che grazie a Genovese festa sia ormai sinonimo di violenza è una cosa che fa rabbrividire.

(Lorenzo Tiezzi)

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