Ibiza, e-biz ah… (Sada Says)

Ibiza, e-biz ah… la stagione dell’isola bianca inizia

Riccardo Sada ci regala riflessioni, per una volta poco taglienti e molto ragionate e dolci sulla bella isola delle Baleari, che non è solo discoteche, ricconi e casino. Leggiamo tutto… e partiamo.

A volte quando racconto in giro che devo andare a Ibiza la gente mi guarda stranita, come se io andassi su un’isola dove c’è la perdizione, la trasgressione e la sublimazione al maialesimo a tutti i costi. In realtà, Ibiza è solo un’isola spaccata a metà, dove ci sono da una parte dei ricchissimi stile Kardashian e da una parte dei poveri. I quasi arricchiti devono darsi una mossa: o di qua o di là.

Da una parte gli oligarchi rifugiati, gli sceicchi dal petrodollaro facile ma non in dishdasha, i neo panamensi e gli orientali pronti a investire a aggirarsi curiosi tra le viette e le aride colline; dall’altra, gli inglesi e i fan dell’ultima ora pronti a spaccarsi in mille modi pur di dimenticare il grigio e i ritmi forsennati della propria terra. Pacha Restaurant vs Lidl, mega ville sperdute in poligoni in disuso e traveller che transitano in Playa d’en Bossa, gara di racchettoni a Figueretas o yacht illegalmente ormeggiato a Cala Llonga.

Ibiza, e-biz ah… la stagione del divertimento ce la racconta Riccardo Sada

Quindi, non si deve immaginare un’isola felice né un’isola infelice, tanto meno mitizzare un luogo bello perché irraggiungibile, perché con i voli low-cost o i jet privati (una volta ci sono arrivato con un pulmann da Milano e a Barcellona ho traghettato, ndr) e le pensioncine defilate Ibiza può costare anche poco. O tantissimo. Ibiza è per tutti ma attenti alla forbice che manda di qua e di là segando via impietosamente la classe media. Ibiza a livello naturalistico è davvero meravigliosa ma la fauna che la popola è abbastanza tipica dei giorni nostri, nemmeno i ricchi sono tanto belli perché qui si lasciano andare e diventano sciatti. Gli abitanti guardano con diffidenza ma anche con amore il turismo mordi-e-getta, che porta spesso vagonate di denaro quanto problemi ed inattesi siparietti.

Un anno, correva il 2004, ero con Manuela Doriani, sì, la dj. Alle cinque del mattino, appena rientrati da una festa al Pacha, con Pete Tong che suonava cose molto progressive, ci siamo trovati vicino alla piazza principale di Sant’Antonio colpiti da un episodio: un ciondolante e poco sobrio giovine inglese stava apostrofando un tassista solo perché questo non lo voleva a bordo della sua vettura. Cosa aveva combinato il britannico? Urlava. Nessuno voleva dargli un passaggio. Forse perché era nudo e coperto di schiuma?

Ecco, Ibiza è questa. Prenderla o lasciarla, l’Isla.

Lo sanno bene quelli che si trasferiscono qui. Devono fare i conti con un flusso di persone che va e che viene, che vede l’isola come una landa in cui svernare e fare follie e che spesso passa per uno status symbol. Così c’è una Ibiza di notte e una Ibiza di giorno. Una Ibiza per clubgoer scellerati, indemoniati, alcolizzati, drogati e smascellati, e una Ibiza per famiglie che ritrovi nelle calette, con i bambini in acqua, la mamma con le tette al vento e il papà che si fa una canna. Serenamente. È questa l’Ibiza che ho visto e immagino le Ibiza che vedrò. Tutti hanno una loro Ibiza, una propria spiaggia, qui, un proprio ristorantino, là, in cui mangiare e conversare davanti a una paella al Sa Trenka restaurant a Santa Eulària des Riu, delle tapas a Can Toni, una sangria blanca (de cava) da Amante Ibiza o una caña di birra in qualsiasi posto. Tutti, qui, hanno una propria bettola in condivisione vicino a Dalt Villa o un futon in un cinque stelle in cui soggiornare.

Per molto tempo ripetevo: vado a Ibiza perché ce l’IMS

Cos’è? La manifestazione discografica che si tiene ormai sempre verso fine aprile (a cui quest’anno AllaDiscoteca ha ben due “inviati”, ovvero oltre a Riccardo Sada pure il nostro splendido e abbronzatissimo Mitch B., che senz’altro fa parte dei ricchi che vivono Ibiza ai massimi!) e poi mi godo l’isola, in cui magari soggiornare qualche giorno. Tuttavia, ormai, è diventato tutto il contrario: soggiorno qualche giorno a Ibiza staccando la spina dal quotidiano e poi già che sono qui partecipo all’evento, che ormai ho soprannominato “l’ADE con le infradito”. A Ibiza ormai ci vado solo con l’amico Morris Capaldi. A Ibiza ho l’occasione di rivedere tantissimi amici, come i Carioni, Franco Moiraghi che mi fa le imitazioni di Totò quando andiamo al ristorante El Pirata e mette su della musica house e funky della madonna al Sa Trinxa, se posso mi vedo con Manolo, con il collega Daniele Spadaro o con il partygoer Marco Vitelloni. Sull’isola si riallacciano rapporti con persone che magari non hai più occasione di incontrare da tempo, colpa la pandemia che ci ha resi un po’ tutti sedentari, pigri e distanziati e distanti a livello sociale. Solo io sono riuscito a Ibiza ad arrivare quasi alle mani con un manager bresciano. Ma questa è un’altra storia, su cui sorvolo.

L’errore più grande che le persone fanno a Ibiza è prenotare un alloggio in una città o in un resort non adatto al loro tipo di vacanza.

Ad esempio, se viaggi con una giovane famiglia, l’ultima cosa che desideri è essere vicino a un locale notturno. Potresti essere travolto da un fiume di persone mentre entrano in un club solo perché eri sbadatamente sceso a farti un giretto. Al contrario, questo è esattamente ciò che potrebbe cercare un gruppo di giovani festaioli: stare lontano da alberghi e appartamenti popolati da persone a cui dei clubbing, della musica dance e dei dj non frega assolutamente niente. L’isola è benedetta da un’organizzazione che passa dal preciso all’inattendibile.

Se abiti qui, rivelano gli indigeni e gli appena trasferitisi, e cerchi un elettricista o un fabbro, fatti il segno della croce. Non sei a Milano. Non sei nella civiltà che pensi. Per questo non puoi chiedere a che ora l’omino arriverà a ripararti il guasto: chiediti “se” arriverà. Sono così, questi isolani, questi ibizenchi. Hanno tutti un bpm molto basso e un kharma molto sviluppato e un fare che ricorda spesso le sieste messicane. Forse passano tanto tempo al sole, magari a Cala Benirrás, dove ci sono i migliori studi di yoga e i ristoranti vegani. Peace & love, da questa idea gli ibizenchi non si sono mai mossi. Qui tutti si emozionano se vai davanti al Mambo, sugli scogli, a vedere il sole tramontare. Applaudono. Lo scroscio va avanti minuti. Magari parte un giro di chitarra, magari ci si passa una paglia, magari si va al Cafe del Mar a bere una Estrella.

Una delle cose migliori da fare a Ibiza è esplorarla, interamente, questa isola. Che non è solo e-biz ah…

Una volta con gli immancabili Morris, Vitelloni, Max Abbiati siamo andati a vedere Terra Masia, l’agriturismo di Calvin Harris. C’era anche il dj Joe T Vannelli. Una figata. Capre, ortaggi, tutto bio in un’oasi unica. Toast integrali con avocado, uova alla Benedict cacate fuori fresche fresche a pochi metri da bianchissime galline, centrifugati e spremute di agrumi che manco in Sicilia ho bevuto. Il sole cuoce, qui. Picchia. Quando guardi dall’alto di una collina il mare e la gente di fianco a te, in un prato, sta grigliando, cogliendo pomodori e lavorando su pezzi goa trance in studi di registrazione ricavati da una finca, allora tutto è ancora più bello. Ibiza la devi girare con la gente del posto. Non commettere l’errore di trascorrere tutto il tuo tempo in una sola zona. Affitta un’auto e spingiti fino a Ses Salines, dove ci sono spiagge incontaminate, laghi salati e piccoli villaggi. Una traghettata alla vicina Formentera è suggerita a tutti. Una gita in barca all’isolotto roccioso di Es Vedrà, che si dice possegga speciali poteri magnetici, lo ha fatto anche Fedez con la Ferragni e quindi lo puoi fare anche tu. Anche tu puoi fare l’hippy, ci sono tanti mercatini: Punta Arabi, sulla costa orientale, è il più grande; bello anche quello di Las Dalias, vicino al Bar Anita (che mai avrei scoperto senza i Caroni) e di Sant Juan. Il diurno è magico. Il notturno è noto.

e-biz ah… che il divertimento inizi!

Un errore che molte persone commettono durante il loro primo viaggio nella perla delle Baleari è quello di aspettare fino a quando non arrivano all’ingresso di una discoteca, per acquistare il biglietto. Invece, dovrebbero comprarlo in anticipo a una tariffa ridotta. Io non pago, per entrare. Sono in lista. Ma tu, mi raccomando, organizzati in modo anticipato. Ultima raccomandazione: divertiti. E non avere aspettative, dall’Isla. Perché lei è fatta così, speciale e unica a modo suo.

(Riccardo Sada x AllaDiscoteca)

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